mercoledì 20 marzo 2013

La vincitrice del concorso "Il racconto più bello"

Giuliana Leone




Cuore di mamma








I capitolo


Una leggera pioggerellina autunnale tintinnava alle finestre quando la sveglia suonò. Fuori era ancora buio. Teresa scese scalza dal letto, come sua abitudine. Il pavimento fresco sotto i piedi contribuì a svegliare i suoi sensi ancora intorpiditi. Messa una vestaglia di diresse in cucina. Aprendo la finestra si accorse dell'aria fresca del mattino e dell'odore di terra bagnata. Anche ottobre stava fuggendo via, passando il testimone a novembre. Pensò alla sua vita; stirava in una lavanderia, non era certo il suo sogno nel cassetto, ma non aveva trovato di meglio. Andrea, due anni prima le aveva ridato la vita, l'aveva aiutata a dimenticare il suo passato doloroso. L'odore del caffè la riportò alla realtà, lo bevve in fretta e si catapultò nella doccia. Il telefono squillò giusto mentre si avvolgeva nell'accappatoio di spugna color champagne. "Teresa, stasera torno a casa!" Disse la voce dall'altro capo del telefono. "Come hai trovato la città?" Chiese lei curiosa. "Così come l'hai lasciata. Ho fatto colazione nel bar dove lavoravi, ho ripensato a quando ci siamo conosciuti. Mi manchi!" "A stasera!" Sussurrò lei riagganciando. Pettinando i capelli le riaffiorò a mente che da bambina, la madre le diceva sempre che avesse i capelli color autunno, la stessa tonalità delle foglie che cadono in quel periodo. Andrea era piombato giusto in tempo nella sua vita. Giusto in tempo per salvarla dalla depressione che aveva cominciato a corrodere dall'interno la sua anima dopo la morte della nonna.
La mattina fu caotica e ad ora di pranzo, quando Priscilla portò a Teresa due panini tonno e maionese (i suoi preferiti), non riuscì a mangiarli. "Cosa è questa puzza?" Chiese nauseata Teresa mentre Priscilla avanzava nella sua direzione con il fagotto in mano. "I tuoi panini preferiti!" Rispose stupita la donna. "Grazie ma non ho fame. È stata una lunga giornata." "Li metto qui!" Concluse la Priscilla uscendo dalla stanza.
Alle sette, mentre Teresa stava dando una sistemata veloce prima di salutare Priscilla e tornare a casa, la donna più anziana le chiese: "Stai bene?" "Sì, ho avuto un giramento di testa. Sono digiuna dal caffè di stamattina, è per questo!" "Non hai una bella cera! Non sarai mica incinta?" "No, ma che dici!!! È assolutamente...CAVOLO!" "Compra un test, andando a casa!" Disse Priscilla ridendo allegra. Teresa annuì persa nei suoi pensieri. Arrivata a casa, respirò a fondo e si diresse in bagno. Le tremavano le mani, era totalmente terrorizzata. Non poteva aspettare un bambino, non era il momento, non erano pronti, e Andrea... Andrea partiva spesso per lavoro. Il test si colorò immediatamente di azzurro. Era incinta... Senza fiato si diresse in salotto, si sedette in una poltrona cercando di metabolizzare la cosa. Rimase un'ora in quell'esatta posizione, poi si alzò e si sbrigò a far sparire il test e ogni sua traccia. Come avrebbe preso la notizia Andrea? Quando gliene avrebbe parlato? Ordinò un pollo e mezzo e ne mangiò quasi uno intero, senza nemmeno aspettare Andrea. Dopo che ebbe finito si spogliò e mise a letto. Sarebbe diventata mamma! Avrebbe avuto un bambino!
Dopo poco si aprì la porta, Andrea chiamò il suo nome. "Sono qui!" Rispose Teresa. "Amore mio!" Pronunciò Andrea baciandola. "Stai male?" Continuò poi preoccupato. "Sono solo un po' stanca, ho già mangiato. Dì là c'è il pollo." Andrea mangiò, si fece la doccia, poi la raggiunse a letto. "Mi sei mancata!" Disse sfiorandole il viso, poi avvicinò pericolosamente il suo corpo a quello di lei. "No, Amore... Devo parlarti!" Sbottò in fretta Teresa. Andrea si spostò e si mise in ascolto. "Aspetto un bambino!" Andrea rimase di sasso, non proferì parola. "Parla, dimmi qualcosa..." Lo supplicò lei qualche attimo dopo. Lui sorrise ed esclamò entusiasta. "Ti amo!" e poi continuò "ti amo, ti amo, ti amo" e si piegò a baciarle la pancia. Teresa quasi si commosse di gioia, si sentì subito così leggera... Era felice, adesso sì! Era felice di aspettare un bambino ed era ancora più felice che anche Andrea lo volesse.

 
II capitolo
 
Andrea annullò diverse partenze nei mesi successivi e fu premuroso con Teresa e sempre presente alle sue visite.
Arrivò il giorno della visita che avrebbe stabilito il sesso. "È un maschietto! È più piccolo del dovuto però; per adesso non è un problema ma se non dovesse recuperare il peso nei prossimi mesi lo diventerebbe. Lei signora mangi, stia a riposo ed aviti ogni fonte di stress. Lasci il lavoro, nel caso ne avesse uno". Teresa, gracile sin da bambina, non era mai stata una grande mangiatrice e anche in gravidanza, tranne che nel primo mese, non riusciva a mangiare più del solito. Andrea di contro non faceva altro che portarle i cibi più sfiziosi, cercando di aprirle la fame. Non appena finita la visita Andrea portò Teresa in giro per negozi per neonati. "Avevo messo dei risparmi da parte per questa occasione..." Pronunciò fiero. Nei mesi successivi Andrea non fece altro che accontentate ogni capriccio della sua donna. Stava ore con l'orecchio sulla pancia di Teresa, a parlare con il suo bambino.
Teresa non voleva che fosse solo Andrea a pagare le enormi spese da cui erano investiti e cominciò a fare i straordinari al lavoro. "Non dovresti stancarti tanto!" L'ammonì Priscilla vedendola pulire il pavimento. "Sto bene!" La rassicurò Teresa. "Vai a casa oltre l'orario ogni giorno, ti ho sentito addirittura proporti per stirare a casa di una cliente nel fine settimana. " Teresa abbassò lo sguardo colpevole. "Secondo me dovresti andare a casa, fino alla nascita del piccolo. Riposati! La gravidanza non è una passeggiata e i miei tre figli ne sono la prova." Teresa scoppiò a piangere e ammise di non voler gravare sulle spalle di Andrea. Priscilla le disse che le avrebbe assicurato lo stipendio per quei mesi e che una volta terminata la gravidanza avrebbe recuperato con gli straordinari.
Priscilla, rimasta commossa dalla sua storia, l'aveva presa a lavorare con lei, nella sua piccola lavanderia, due anni addietro. Dal primo giorno era stata protettiva con lei e le due erano legate come vi fosse uno stretto legame di parentela tra loro. Teresa tirò su con il naso e cominciò a chiudere la lavanderia, consapevole che per un po' non l'avrebbe rivista.

III capitolo


Terminato l'inverno gelido, si era insidiata con foga la primavera. Il bambino nonostante fosse cresciuto non aveva recuperato il peso che gli mancava per essere nella norma; Teresa si incupiva per giorni dopo ogni visita e spesso toccava ad Andrea rassicurarla quando scoppiava in singhiozzi nel sonno. Adesso in maternità "forzata", si annoiava a morte a casa e non faceva altro che pensare alle possibili conseguenze del bambino.
"Il ritardo della crescita intrauterina riguarda il tre per cento delle gravidanze. Con il termine ritardo di crescita intrauterino si identificano feti che presentano un rallentamento o un arresto nella loro crescita." Disse serio il dottore, mentre Teresa distesa nella lettiga, stringeva la mano di Andrea. "Che danni può recare al bambino, tutto questo?" Chiese visibilmente scosso Andrea. "Problemi circolatori, asfissia perinatale o addirittura possibili handicap più o meno gravi" "Cosa possiamo fare?" Continuò il padre. " Evitare fumo, alcool, qualsiasi fonte di stress fisico e mentale" "Cosa ha causato questo ritardo?" "Anomalie genetiche, malformazioni congenite, alterazioni placentari, chi può dirlo... I feti piccoli per l'epoca gestazionale hanno una probabilità molto maggiore di andare incontro a morte endouterina e asfissia al momento del parto. Tuttavia ritengo che il bambino sia simmetricamente sviluppato e che stia nel complesso bene. Non allarmatevi più di tanto. Io vi ho parlato del peggio, adesso pensiamo al meglio. Dovrebbe andare tutto bene. State tranquilli!" Teresa non si sentiva affatto consolata dalle ultime frasi del dottore, fissando il suo bambino ciucciarsi il ditino nello schermo, sentì gli occhi riempirlesi di lacrime.
IV capitolo
Marzo volò via dando inizio alla bella stagione. Aprile rimise in forze Teresa. Il bambino aveva finalmente recuperato il peso norma, per la gioia dei suoi genitori. I dottori dissero loro di rimanere ad ogni modo allerta, lo stress avrebbe potuto bloccare nuovamente la crescita.
A metà del mese Andrea la portò in una spiaggia. La sabbia bianca e finissima e l'odore di salsedine sembravano promesse di serenità future. I due distesero a terra il grande telo che avevano portato e poi mangiarono lì panini e caffè preparati la mattina da Andrea. "Mi hai reso felice!" Disse lui rompendo il silenzio."Dal giorno in cui ti vidi, con quella caraffa in mano, la tua andatura, il tuo sguardo, capii che mai avrei potuto desiderare altro. Mi hai davvero reso l'uomo più felice del mondo e questo bambino... non credevo di poter amare tanto qualcuno senza nemmeno conoscerlo. Dal nostro amore nascerà una nuova creatura...e sarà nostra per sempre. Voglio però che... diventiamo marito e moglie prima che nasca, mi vuoi sposare?" uscì un anello e glielo mise in mano dicendo: "Non potevo permettermene uno nuovo, così ho usato la montatura di quello di mia nonna." Teresa lo abbracciò forte, non rendendosi nemmeno conto delle lacrime che le rigavano il viso.
Quel che restava di aprile e maggio passò in preparativi. Teresa comprò un vestito da sposa in saldo che le calzava a pennello. Scelsero una piccola chiesetta non molto frequentata per la cerimonia, pochissimi sarebbero stati gli invitati. Andrea era stato più volte visto, dalla sua futura moglie, scrivere qualcosa e subito nascondere il foglio; una lettere per il loro matrimonio.

V capitolo

Arrivò il 10 GIUGNO. Chi mai avrebbe immaginato che un giorno con un nome così dolce sarebbe stato così funesto? Il sole brillava come tutti gli altri giorni, gli uccellini cantavano al solito, niente faceva presagire quello che sarebbe successo.
Alle sette di sera Andrea e Teresa si recarono in un market vicino. Nelle strade vi era poca gente, i negozi ormai in chiusura. All'interno del piccolo supermercato non c'era quasi nessuno, delle due casse una sola era aperta, una donna sulla sessantina sbadigliando passava i prodotti sulla macchina per i codici a barra. Andrea concesse a Teresa di tenere solo una bottiglia d'olio, in mano. Lei aveva desiderio di lasagne, così avevano preso quelle '4 salti in paella' e qualcos'altro che serviva a casa. Arrivati alla cassa il bambino cominciò a scalciare più che mai e Teresa lo annunciò felice al suo uomo. Qualcuno si aggirava ancora nel market, un ragazzo alto e magro passava svogliatamente i prodotti alla cassiera.
IMPROVVISAMENTE un uomo irruppe con foga nel locale, il viso coperto, una giacca di pelle, una pistola in mano. "Tutti fermi, questa è una rapina!" Urlò una volta dentro. Quella frase, sentita in un milione di film, contribuiva a rendere ancora più irrelale la situazione. Teresa spaventata lasciò cadere per terra la bottiglia di vetro, che si frantumò. L'olio si allargò in una pozza sempre più ampia. Il rapinatore fece segno con la pistola a tutti i presenti; dovevano mettersi a destra, in un angolo. Poi si avvicinò alla cassiera e la esortò ad aprire la cassa. Era ben manifesto il terrore nei suoi occhi, le tremavano le mani.
Teresa, approfittando della distrazione del rapinatore, decise di tentare la fuga. Considerò che dovevano esserci... sette...otto passi, da dove si trovava alla porta. Voleva mettere in salvo il suo bambino, non era per la sua vita che temeva. Corse verso la porta, ma il malvivente la raggiunse in un lampo; la prese per i capelli e la scaraventò a terra, con un calcio. Andrea, senza nemmeno riflettere si lanciò addosso all'uomo "È INCINTA! BASTARDO!" Urlò investendolo. Partì un colpo. Andrea cadde a terra, una macchia rossa sulla maglia, il sangue si allargò come la chiazza d'olio poco prima. Teresa si buttò su di lui urlando , scossa da singhiozzi e singulti. La cassiera intanto aveva fatto partire la sirena, l'uomo spaventato fuggì via. Andrea respirava a fatica, era tutto tremiti. Prese la mano di Teresa e disse: "Prenditi cura del nostro bambino. Crescilo e tieni sempre in lui vivo il ricordo di me. Ti amo Teresa." La sirena di una voltante si avvicinava, ora due, ora tre. Andrea che fino a quel momento aveva stretto la mano di Teresa, mollò la presa e spirò. La donna, con gli occhi inondati di lacrime, come un fiume in piena che straripa dagli argini , non riusciva nemmeno più a vedere bene. Sentiva delle fitte all'addome. Si accorse di essere tutta sporca di sangue, ma era suo? O di Andrea? Ricordava di aver ricevuto in calcio, o forse no? Erano successe così tante cose in pochi minuti, non riusciva più a ricordare bene. Tutto cominciò ad essere più sfocato, i suoni indistinti...
Riprese i sensi poco dopo. Si trovava fuori dal negozio, per terra; improvvisamente c'era tanta gente intorno a lei. Si sentì sollevare da terra, qualcuno l'aveva presa in braccio. Tutto era confuso. Vide due ambulanze far scendere dei paramedici e due barelle. Venne disposta su una di quelle e vide nell'altra qualcuno disteso, un paramedico chiuse la cerniera impermiabile sul defunto. Sentiva dei rombi nelle orecchie, tutto vibrava. Sopraffatta dalle emozioni perse nuovamente i sensi.

VI capitolo


Teresa riprese la vista pian piano, si trovava in una stanza bianca, troppo luminosa. Dottori e infermieri intorno a lei parlavano freneticamente. "INSUFFUCIENZA FETALE!" Cosa era successo? C'È UN'EMORRAGIA! PERDE TROPPO SANGUE!" Cosa stava succedendo? Cercò di parlare ma non riuscì ad emettere nessun suono. "NON SENTO PIÙ I BATTITI!" "LO STIAMO PERDENDO!" I ricordi le affiorarono gradualmente. Il suo bambino era in pericolo. Il dolore all'addome si fece sempre più acuto. Temette di perdere di nuovo i sensi. "SE NON INTERVENIAMO IMMEDIATAMENTE PERDEREMO IL FETO!" "C'È UN INSUFFICIENZA CARDIO-RESPIRATORIA DOBBIAMO STIMOLARE IL FETO MANUALMENTE!" Un'infermiera le toccò il viso e disse: "Stiamo cercando di salvare il suo bambino. Abbiamo bisogno del suo aiuto. Rimanga con noi". Teresa voleva salvare il suo bambino, lo amava. Era suo e di Andrea, presto l'avrebbe stretto tra le sue braccia, ma Andrea era morto e le palpebre così pesanti... Non sentì nemmeno il ventre squartato dal bisturi, voleva solo svegliarsi da quel terribile incubo. "DECESSO DEL FETO ORE..."
I suoi occhi si erano chiusi, ma il suo bambino poteva vederlo. Andrea lo aveva preso tra le braccia e sollevato in cielo. Dietro di loro ecco mamma e papà. Non li vedeva dal giorno in cui ebbero quell'incidente mortale, il giorno che compì sedici anni. Sua nonna rideva allegra, anche lei lì con loro. Si era presa cura di lei dalla morte dei suoi fino a quando era venuta a mancare poco più di due anni prima. Tutto era così caldo e confortevole in quello sfondo nero.
All'improvviso qualcosa la riportò con forza alla realtà; essa al contrario non era affatto confortevole. Guanti, garze e attrezzi insanguinati le passavano sopra la testa, dottori e infermieri urlavano qualcosa che non capiva. Un rumore regolare proveniva da un macchinario alla sua sinista. "ECCOLA... È DI NUOVO CON NOI!" Ma lei... lei non voleva essere lì... voleva tornare in quel sogno, dove c'erano tutti i suoi cari.
"Il... il mio bambino..." Fece uno sforzo enorme per pronunciare quelle parole, si sentiva prosciugata. I dottori uscirono dalla stanza, solo un'infermiera le si avvicinò. " Mi dispiace..."si limitò a dire "Per cosa?... PER COSA?" Chiese allarmata Teresa, sollevandosi. "Mi dispiace per la sua perdita." Concluse addolorata la donna. Allora era vero! Aveva perso il suo bambino! Aveva perso il suo uomo e il suo bambino, nella stessa sera. Non si accorse nemmeno di stare piangendo e urlando, urlando e piangendo, disperata. Sentiva il suo cuore squarciato, frantumarsi, un pezzo alla volta. "Vuole vederlo?" Chiese prima di uscire dalla stanza l'infermiera. Teresa si limitò ad annuire, incapace di fare altro.


VII capitolo

Le venne portato il suo bambino, avvolto in una copertina bianca e perfettamente pulito. Scoppiò in singhiozzi prendendolo in braccio. Guardò il nasino perfetto, la boccuccia che non avrebbe mai emesso nessun vagito, mai assaggiato avidamente il suo latte. Le sue manine tutte pieghe... Una morbida peluria castano- rossiccia copriva la sua testolina. Era così bello! Era suo! ... Ma nessun suono sarebbe mai uscito da quel corpicino esangue; quel corpicino che ancora caldo sembrava dormisse.
Entrò un dottore e cominciò a parlarle del decesso del bambino, del loro tentativo di salvarlo, della camera mortuaria dell'ospedale; ma teresa ormai era persa nei suoi pensieri, non riusciva a seguire il dottore. Il suo sguardo si posò sul pavimento, una mattonella era rotta. Chissà quante persone erano entrate in quella stanza, chissà quante avevavano ricevuto una notizia come la sua. La mattonella blu-mare le ricordava quelle del bagno di una zia che non vedeva da anni; avrebbe dovuto chiamarla, un giorno o l'altro. Il dottore le disse che avrebbe dovuto passare la notte lì, in osservazione. Vide in un orologio appeso alla parete che erano le dieci e mezza. A lei sambrava fosse passata una vita... "Non ha nessuno a cui chiamare? È ancora in stato di shock..." In lontananza sentiva una radio, stavano trasmettendo una vecchia canzone di cui non ricordava il nome. 'One day' o 'One time', non ricordava con esattezza. Lei e Andrea l'avevano sentita un giorno, stavano dipingendo casa, si era appena trasferita da lui, si amavano così tanto. Cosa le aveva chiesto il dottore? Ah... sì! Se avesse qualcuno a cui chiamare. " I miei genitori morirono in un incidente che ero una ragazzina, mia nonna mi prese con lei. Alla sua morte conobbi Andrea e mi trasferii qui con lui. Non ho mai conosciuto gli altri miei nonni e i miei genitori erano figli unici come me. Non sono a conoscenza di altri parenti... se mai ne avessi. Sono sola al mondo!"
Le vennero dati un deambulatorio e una camicia da notte. Poteva così togliersi i vestiti macchiati di sangue, quel sangue che ormai seccatosi aveva assunto un colore ruggine. Venne accompagnata nella sua stanza, che avrebbe diviso con altre due donne. Una aveva appena partorito una sana e bella bambina, l'altra avrebbe fatto il parto cesareo il giorno dopo. E lei... lei aveva potuto tenere solo pochi minuti il suo bambino tra le braccia e l'indomani l'avrebbe già chiuso in una cassa. Entrò stravolta nella stanza, lo sguardo perso, mostrava in viso i chiari segni della sera appena passata. Le altre due donne, curiose, si chiesero che le fosse successo.

venerdì 15 febbraio 2013

Vendo fantastiche creazioni a mano

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mercoledì 30 gennaio 2013

"Tra sogno e realtà" anche sul - Il Corriere Pianura -

Il primo romanzo della giovanissima autrice pianurese
Giovanna Micelli ... "Tra sogno e realtà"


Pianura got Talent e non c'è bisogno di andare a cercarli in qualche show televisivo. Il suo nome è Giovanna Micelli e a soli diciannove anni ha già pubblicato il suo primo libro. "Tra sogno e realtà" edizioni R.E.I. . E' una favola moderna, la cui stesura è iniziata quando l'autrice aveva solo sedici anni e che finalmente vede la luce per arrivare agli occhi e al cuore di tutti quelli che vorranno entrare nella vita di Rebecca, la protagonista, e vivere sulla loro pelle le esperienze e i sogni di un'adolescente che entra finalmente in contatto con il mondo dell'amore e tutte le contraddizioni che si portano dietro. Una storia raccontata in un modo semplice e che altrettanto semplicemente riesce a proiettare chi legge ai suoi sedici anni in cinquanta sfumature di tutti i colori. Ma "tra sogno e realtà" è solo la punta dell'iceberg del mondo della giovane Giovanna Micelli che ha già in cantiere un sqeuel e un nuovo romanzo dalle note più fantasy. In più sul suo blog (giovannamicelli.blogspot.it) è possibile leggere altri racconti inediti ed avere con lei un contatto diretto.
I suoi racconti sono stati pubblicati anche su altri siti specializzati come Liberaeva.it. Ed è proprio unendo tutte le sue già numerose opere che è possibile capire che questa giovane autrice non è dedita solo alla scrittura, ma al concetto di arte e creatività a trecentosessanta gradi, creatività che è venuta poi fuori grazie anche all'aiuto dell'autrice partenopea Tiziana Iaccarino, che ha preso a dicianovenne Giovanna sotto le sue ali protettrici. Ma ciò che più impressionante è la semplicità che ci si trova di fronte quando si ha a che fare con questa giovane ragazza che usa la scrittura per bypassare la sua timidezza e gridare al mondo quello che pensa e quello che vive. Speriamo quindi di leggere il suo nome ai vertici delle classifiche e che "tra sogno e realtà" possa arrivare al successo portando la sua copertina lo stemma dei best sellers. 

Giovanna Longorbardo 

giovedì 17 gennaio 2013

"Dopo il libro che cosa ti rimane? Un bel niente!"



“Dopo il libro che cosa ti rimane? Un bel niente!” un’altra frase (sentita anche oggi) da diverse persone.
Mi domando se a volte vale la pena continuare e rincorrere questo sogno, questa passione interminabile di trascrivere le mie emozioni, le mie fantasie e le mie creatività, attraverso una penna e un foglio di carta, e quando non ci sono loro, il mio pensiero non lo lascio fuggire così facilmente … per fortuna esistono anche i computer e i cellulari!
Come faccio a buttar via questo pensiero, non posso gettare un altro sogno. Ho cercato di realizzare almeno uno nella mia vita, ed ora che ci sono (quasi) riuscita, mi incoraggiano con queste frasi?
E’ vero, forse un libro non può soddisfare il tuo futuro, non c’è un ottimo guadagno, in una settimana puoi venderli dieci, mentre un’altra zero, ma che ne sappiamo? Tutto può succedere, tanti libri son diventati famosi (e aggiungo, anche libri che non valgono un bel “niente”). Ma sottolineo, che se continuo a scrivere è perché fa parte del mio essere, da quando ero piccola scrivevo storie, poesie, frasi, racconti. Non scrivo sforzando il mio cervello e contemporaneamente fingendo di essere una bravissima con idee e fantasie sempre pronte, solo per avere un maggior numero di vendite e per attirare i fans. Questo, NO!
“Devi cercarti un lavoro FISSO. Ora hai fatto questo “sfizio di scrivere un libro” ma dopo trovati un lavoro vero e proprio” ancora un’altra raccomandazione.
Una domanda … Come cavolo si fa a trovare un lavoro con questa cavolo (finta) crisi che c’è?!
E come ho già scritto precedentemente un mio pensiero riguardo al lavoro, ora ho capito che bisogna crearlo personalmente a tue spese, senza essere dipendente da qualcuno, perché la verità si conosce … i raccomandati, i familiari, le “bravissime verginelle” e pochissime persone che davvero hanno sudato, continuano a portare avanti la gestione, il negozio e altro.
“Beh … ora che sei una scrittrice (non sono una scrittrice, cavolo!) ti devi prendere un secondo diploma, o una laurea, per sviluppare al meglio le tue capacità”.
Risposta: Ma se non ho voglia di continuare gli studi, che ogni libro costa un sacco di soldi, e amo studiare una cosa senza dar conto a nessuno quando devo portare un argomento, ma perché non vi fate gli affari vostri?
La scuola è la strada, le esperienze negative, no sta’ stupida matematica che non serve un cavolo, anzi, aggiorna altri problemi che già tieni abbastanza. Dentro in quel “edificio bianco chiamato scuola (carcere minorile)” gira nell’aria solo brutta ingiustizia!
Per me anche scrivere libri è un lavoro dipendente e unicamente solo da te stesso.
Credete davvero che scrivere è facilissimo? E’ come parlare con un amico in chat? Non è per niente così.
A volte ti capitano giornate che mandi a quel paese anche il libro, nonostante è il tuo sogno. Ma questo è normale, succede a tutti una cosa del genere. E’ come litigare con il proprio partner … lo puoi mandare a quel paese ma non lo molleresti mai!
Ho in mente di scrivere altri romanzi … fantasy, rosa, ma … con tutte queste raccomandazioni, come devo fare. Se lavoro, il tempo per scrivere quando lo trovo? Non voglio fare come l’anno scorso divisa tra il lavoro e il romanzo. Finivo alle cinque di notte, e a volte non dormivo nemmeno, perché alle sette dovevo trovarmi al posto di lavoro!
Che mi consigliate … devo stare a sentire i loro consigli lasciando un altro sogno e buttarlo nella spazzatura, o continuare senza darle ascolto?

lunedì 14 gennaio 2013

Contro ogni forma di violenza

"Voglio gridare al mondo intero. Liberare la mia forza e trasformarla in coraggio. Non sono un oggetto ... ho anch'io un cuore e un'anima.
Non sono un insensibile ... soffro anch'io  come voi.
Il mio corpo non è un antidepressivo, uno sfogo sessuale o per buttar via tutta la rabbia custodita dentro. Deve essere rispettato; è carne di un essere umano e non una bambola con un corpro plastificato e modellabile che puoi giocarci quando vuoi!
La mia mente non è stata creata per capire enigmi e cause che il mondo, che la gente, offre giorno per giorno.
Il dolore mi afflige, la debolezza mi prende, la voglia di arrendermi e la paura di chiedere aiuto impedisce di guardare avanti, di vivere, di combattere.
Basta! Voglio una vita ... ho un cuore che batte con la voglia di provare una felicità che sembra ormai perduta."

Contro le persone che subiscono giorno dopo giorno violenze fisiche e morali. Chiediamo basta e giustizia!   

domenica 13 gennaio 2013

Internet: i pro e i contro di questa rete


Ormai la nostra quotidianità è tutta tecnologica: computer, televisione, cellulare (compreso Facebook e Twitter), eBook, shopping su internet, ora fra noi ci mancano solo i robot con le nostre sembianze umane. Sarebbe uno spasso, non è così? E invece ... NO!
Devo giusto sottolineare che in Giappone stanno prendendo seri provvedimenti su questa alta tecnologia riguarda ai robot con le sembianze umane. 
Ehm ... ma per quale scopo? Un altro poco i nostri amici giapponesi inventeranno anche le mutande tecnologiche che si abbassano da sole, si lavano da sole, e si asciugano da sole. Questo si che sarebbe uno sballo!
Ma adesso parliamo un poco di questa rete navigabile, che entra in porto dappertutto. 
Secondo voi, è giusta tutta questa tecnologia? Dove vogliamo arrivare? Quali sono le nostre ambizioni su questo tipo di rete, poiché si può anche "lavorare" sia sul PC che per Iphone.
Vogliamo fare una ricerca? C'è google!
Purtroppo i libri ed enciclopedia non servono più, buttati nel cassonetto della spazzatura!
Ammetto che è un peccato, perché spesso le ricerche su Internet non sempre sono esatte. 
Può essere una comodità per chi non ha molto tempo a disposizione, e devono essere stampate venti pagine per una ricerca di scienze il giorno dopo. In modo tale da consegnarlo così (con pagine stampate), e magari, con qualche riassunto di dieci righe scritto sul quaderno in classe nell'ora di spacco, tanto per far notare che un qualcosa hai imparato, quando in realtà ... non hai capito un cavolo!
Ora tocca al social network, dove c'è o puoi visualizzare una lista intera di single, e tra loro scegliere quella/o che fa per te. Magari, uscire un giorno con quella/o e un giorno con un/un'altra/o.
Gli incontri causali? Sono in via d'estinzione!
Beh ... può essere un "pro" perché puoi informarti della persona, anche se più delle volte mettono falsi informazioni.
E come falsi informazioni e dati personali, ci sono anche contatti che si spacciano per altre persone (come personaggi televisivi, o ragazzi della loro età), attirando nella trappola molte persone, quali minorenni e ragazzine.
Facebook, ad esempio, non nota quanti profili o gruppi ci sono senza essere segnalati, che mostrano foto oscene, di violenza e quant altro? Perché non c'è un buon controllo?
Nota e blocca solo chi invia "velocemente i messaggi".
Delle volte, la rete di comunicazione porta anche "amicizia". Spesso, si conosce una persona oltreoceano. Uno scambio di cultura, idee e Lingua. Un modo facile e divertente, e grazie alla web, possiamo rimanere in contatto anche con nostri familiari che si trovano lontani per motivi di lavoro o altro.
I motori di ricerca, spesso grazie a loro troviamo lavoro. Creiamo siti o video per farci conoscere, e più delle volte, molte persone stanno diventando famosi non più grazie ai "casting" ma a "YouTube", molti talenti ora nascono e si ritrovano lì.
Bene o male la tecnologia porta anche un qualcosa di positivo, anche se troppa fa male, nel vedere quei bambini già a dieci anni con un iphone tra le mani o iscritti già su Facebook, fa una certa impressione!
Io, all'età loro per fortuna non c'era questa tecnologia, così posso dire di aver vissuto la vita al di fuori delle quattro mura e senza una tastiera tra le mani.

venerdì 11 gennaio 2013

Vi siete mai chiesti "il perché"?

Tante domande e un'unica risposta. Sembra diccifile trovarla ma in realtà è facile.
La nostra vita si concentra molto nel capire la psicologia dell'essere umano, e molti di noi, ci soffermiamo all'apparenza esprimendo un giudizio diverso.
La nostra mente è un macchinario che bisogna saperlo usare, e noto che molti di loro non fanno altro che soffermarsi su certi aspetti, non andando oltre il limite della gravità psicologica che può stare dentro a ognuno di noi.
Facile parlare ... facile giudicare ... facile fare i presuntuosi ... facile anche "fingere". Ma, è difficile "domandare". Difficile trovare il coraggio ... e difficile parlare con sincerità e affrontare le avversità.
Ed ora inizia ... molti di noi ci siamo chiesti il perché di alcuni comportamenti in alcune persone, giusto? 
Beh, non è facile rispondere ma non è difficile trovare la risposta. La si può trovare dentro a ognuno di noi. Impossibile? Provate!
Alle volte riesco sempre a indovinare gli stati d'animo delle persone. Come? Mettendomi nei loro panni, fingendo di essere loro, e trovando magari una traccia del mio passato o del mio essere attuale nel corpo di un'altra persona.
Anche se ... ci sono comportamenti che assumono nei nostri confronti, senza neanche un perché, una motivazione precisa. E quante volte rimaniamo delusi? Molte, e loro lo sanno? Ecco, una delle tante domande che può essere facile e difficile nel rispondere.
Possiamo dedurre dal fatto che ... possiamo sempre metterci nei loro panni e magari trovando varie risposte del tipo "Mi lascio desiderare" - "Ho ben altro da pensare  ..." - "Stiamo alla pari!" -  "Sono triste e fingo di stare bene, e per non dare all'occhio, mi allontano un po' " - "Non m'importa proprio. Devi soffrire come hai fatto soffrire me".  
La più plausibile quale sarà? Ragionate un po' e troverete la risposta, e per confermare, cercate almeno di parlare con questa persona per chiedere almeno in un modo "civili" e "ragionevole" il perché di tali comportamenti senza senso.
Altri perché ... perché siamo così bravi nel fingere di star bene quando in realtà non è affato così?
Le motivazioni sono tanti. La prima, per paura di disturbare, e magari, tienere tutto il dolore dentro di sé. 
La seconda, per non sentire giudizi negative, purtroppo ci sarà sempre qualcuno che penserà come vuole.
La terza, persone cattive che ci girano attorno come mosche, non vogliono altro che sentire il nostro dolore per brindare alla pazza gioia.
Ancora altri perché? Perché quando soffriamo, la maggior parte, sfoghiamo il nostro dolore facendoci del male? 
E anche su questo le motivazioni possono essere tantissime. Il dolore lo si sà ... è la nostra cura per guarire da una brutta delusione, da una rabbia che corrode dentro fino a rimanere senza fiato, e senza nemmeno un briciolo di coscienza.
Commettiamo strani gesti e atteggiamenti. Purtroppo ci sono persone che sfogano la rabbia verbalmente o fisicamente verso altre persone ... è la più terribile.
Inoltre, sfogare il proprio dolore sulla propria pelle, significa arrivare al limite, perdere completamente le risorse nel ragionare e la voglia di arrendersi e lasciarsi andare.  
A far male ancora di più, quando quel dolore non potete gridarlo al mondo intero per paura che troppe persone vi possono sentire e giudicarvi per un debole, e allora preferite chiudervi in una stanza, magari tra un pianto, una cicatrice, e perfino, un vomito, e credere che tutto possa ritornare alla normalità.
Fitte allo stomaco, l'angoscia cade sul volto, la gabbia toracica comincia a chiudersi come la voglia di vivere. 
Perdere completamente l'equilibrio e indossare la finta armatura, per difendervi dalle uniliazioni, ma è del tutto inutile.
Ammettetelo, in quel momento, mentre vi state ammazzando, desiderate che al vostro fianco ci sia qualcuno vi abbracci e vi dica: "Non farlo, ti prego. Hai bisogno d'aiuto? Parla con me, io ti ascolto", e invece vi voltate e vedete che non c'è nessuno.
Alcuni non lo sanno e non lo sapranno mai. Perché? Perché nasconderete il vostro volto sotto un accumulo di felicità, come un correttore che nasconde alcune imperfezioni del viso.
In parte, persone così, possono sembrare forti dall'esterno ma ... . Sono solo bravi a velare l'orrendo aspetto.
C'è anche una motivazione su questo, del perché non vogliono chiedere aiuto. 
Di solito, vogliono mettere alla prova. Capire se le persone che hanno al loro fianco lo considerano e lo conoscono davvero bene come spesso dicono. Se sanno distinguere tra un "sto bene" normale a un "sto bene ..." contrario, oppure leggendo l'espressione del viso, degli occhi ... del comportamento.
Di solito rimangono delusi vedendo totale indifferenza e nemmeno una minima considerazione verso le persone che tiene tanto.
Ammettiamo, se davvero vogliamo bene una persona ci accorgiamo subito quando sta male, anche se balla sopra a un tavolo il cancan e con una birra in mano. 
Da parte mia è così ... e invece da parte vostra?
Ci sono tanti altri perché da rispondere, ma al momento raccogliamo le basi. Queste informzioni ci possono servire per vivere più serenamente, tenendoci già pronti per un prossimo comportamento.
 
 
  
      
  
 

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